Le autorità sanitarie hanno appena annunciato che l’emergenza per il batterio E. coli, che ha ucciso più di 50 persone, è ufficialmente finita, e contemporaneamente arriva dagli Stati Uniti la notizia che il codice genetico del batterio killer è stato sequenziato. Lo studio, condotto dall’Institute for Genome Sciences dell’Università del Maryland e pubblicato sull’autorevole New England Journal of Medicine, è in realtà il frutto dellacollaborazione internazionale di moltissimi scienziati che hanno messo in comune le proprie osservazioni e analisi: crowdsourcing ad altissimo livello.
L’articolo descrive come ricercatori di tutto il mondo hanno lavorato insieme usando tecnologie di ultima generazione per sequenziare e analizzare il codice genetico dei campioni di E. coli responsabili dell’epidemia, e di altri ceppi simili, nel giro di pochi giorni.
“Questa tecnologia sta evolvendo molto rapidamente, permettendoci di compiere analisi molto più accurate a una velocità senza precedenti“, spiega David Rasko, autore principale dello studio. “Ci sono voluti anni e milioni di dollari per sequenziare il primo genoma di E. coli dieci anni fa. Ed eccoci qui, a mesi dall’inizio dell’epidemia tedesca di E. coli, abbiamo pubblicato già una ricerca sul batterio. Questo studio e la ricerca che descrive rappresentano il nuovo paradigma per studiare le epidemie”.
I risultati confermano i sospetti già avanzati da alcuni studi preliminari svolti nei mesi scorsi, e cioè che il genoma della variante responsabile dell’epidemia unisce pezzi di dna di due ceppi: l’E. coli enteroemorragico (Ehec) e l’E. coli enteroaggregativo (Eaec). Mentre il primo produce la tossina Shiga che causa i sintomi emorragici, il secondo ha la capacità di attaccarsi alle pareti intestinali. L’unione dei due sarebbe quindi alla base della gravità dell’infezione, perché la tossina resta più a lungo in contatto con le cellule epiteliali dell’intestino, con maggiore assorbimento da parte dell’organismo e conseguenze anche fatali.
“Questo ceppo non è un ibrido”, come gli studiosi avevano ipotizzato all’inizio dell’epidemia, spiega Rasko, “perché contiene solo una piccola quantità di Dna nell’E. coli enteroemorragico. Non abbiamo visto questo tipo di combinazioni uniche molto spesso nel passato”.
La tossina Shiga, identificata molto presto dagli studiosi tedeschi, causa i sintomi che i medici si sono trovati ad affrontare nei pazienti infettati, fra i quali la diarrea grave. Si è capito anche che il batterio non era semplicemente resistente agli antibiotici: l’effetto di questi farmaci era quello di stimolare la produzione della tossina nel batterio. Quindi il tentativo di cura peggiorava i sintomi.
La chiave per raccogliere una gran mole di dati e per un’analisi dettagliata e rapida del genoma del batterio è stata la collaborazione della comunità scientifica internazionale, basata sull’apertura e sullo scambio libero da vincoli. La tecnologia ha fatto il resto.
pulito e modificato in parte da me
fonte: panorama
fonte immagine: ansa/epa
...dopo aver mandato in fallimento diverse aziende agricole.
RispondiEliminaNon so perchè, ma credo fosse proprio quello il "loro" (chi ha inventato il virus) intento.
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