martedì 23 agosto 2011

Amy Winehouse: non fu droga a stroncare la vita della cantante

Non c'erano sono tracce significative di alcol né di droga nel corpo di Amy Winehouse, morta nella sua casa di Londra a Camden Square un mese fa, il 23 luglio. Gli esami tossicologici eseguiti sui campioni organici prelevati dalla salma hanno escluso la presenza di sostanze illegali nell'organismo dell'artista al momento del decesso.

Nei giorni successivi alla sua morte i tabloid britannici avevano seguito diverse piste, parlando di crack, di alcol, di ecstasy, di vita difficile tra riabilitazioni e ricadute. Poi aveva addirittura preso piede la teoria che a uccidere l'autrice di Rehab fosse stata una violenta crisi di astinenza. La famiglia aspettava l'esito dei test 1 tossicologici: l'esame autoptico infatti non era stato sufficiente a capire cosa fosse successo.



A dare la notizia dei risultati dell'autopsia è stato oggi il suo ex portavoce che, in un comunicato, ha precisato come le analisi abbiano rilevato tracce di alcol, ma non in misura tale da poter stabilire se e fino a che punto abbia influito sulla morte. Sin dall'inizio gli inquirenti avevano messo in guardia sulla fondatezza delle indiscrezioni sull'overdose di droghe e psicofarmaci.

Qualche giorno dopo la scomparsa di Amy Winehouse, dalle pagine del Daily Mirror un pusher aveva detto di aver aiutato la cantante a comprare 1.200 sterline di crack, cocaina e eroina la notte prima del decesso. Tony Azzopardi - questo il nome dell'uomo poi interrogato dalla polizia - sosteneva di aver accompagnato la cantante a rifornirsi di sostanze nelle prime ore del 23 luglio, lo stesso giorno nel quale è stato ritrovato il suo corpo senza vita.

Azzopardi, 56 anni, conosceva la Winehouse tramite il suo ex marito Blake Fielder-Civil e aveva raccontato di aver incontrato la cantante vicino al pub The Eagle verso le 23,30 del 22 luglio. Molte persone avevano testimoniato di averla vista fuori dal bar.

Intanto la famiglia della star fa fatica a controllare la sua immagine. Il padre Mitch dovrà restituire i soldi donati alla 'Amy Winehouse Foundation' dopo aver scoperto che qualcun altro aveva già registrato il nome della fondazione e ora intende venderlo a un'asta online. "Tutte queste donazioni stanno arrivando, ma per il momento non possiamo farci nulla. I nostri legali si stanno occupando di questo, ma ci vuole tempo", ha detto.

Un sito americano, Cafepress.com, sta invece vendendo una serie di gadget non autorizzati e di dubbio gusto dedicati alla star, tra cui vestiti per bebè, orsacchiotti, custodie per iPod e persino un cappottino per cani con scritto 'Riposa in pace Amy Winehouse'. Una felpa col cappuccio con la scritta 'Il rehab è per perdenti' e magliette con il nome della star in ebraico completano la carrellata degli orrori. "E' una situazione della quale ci stiamo occupando", ha detto un portavoce della famiglia.

Questa mattina, a un mese dalla sua morte, un ritratto di Amy Winehouse fatto dall'artista svedese Johan Andersson, è stato inaugurato alla stazione della metropolitana di Camden Town dove resterà esposto fino al 5 settembre.

Il mistero si infittisce

fonte: repubblica

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