Sei mesi dopo la rivolta che lo ha disarcionato, ha preso il via al Cairo il processo contro Hosni Mubarak, il "faraone" che per 30 anni ha governato l’Egitto con pugno di ferro.
«Respingo completamente tutte le accuse», ha detto con un filo di voce l’ex raiss, che poco prima era stato trasportato nella gabbia degli imputati - nell’aula dell’Accademia di polizia dove si celebra il dibattimento - disteso un una barella. La seconda udienza si terrà il 15 agosto.
Pallido ma vigile, l’83enne ha seguito la requisitoria del procuratore, Moustafa Soliman, che lo accusava di omicidio premeditato dei manifestanti durante la rivolta contro il regime, chiedendo che rispondesse di «tutte le violenze» commesse tra il 2000 al 2011, ed enumerando gli altri capi di incriminazione, corruzione e distrazione di fondi pubblici. «Mubarak ordinò intenzionalmene di uccidere» i pacifici dimostranti, ha tuonato il procuratore.
Se riconosciuto colpevole, l’ex presidente potrebbe rischiare la condanna a morte, che è stata esplicitamente richiesta da un avvocato delle vittime nei confronti dell’ex ministro dell’Interno, Habib Al Adly, già condannato a 12 anni per corruzione e anch’egli sotto processo insieme ai due figli dell’ex rais, Gamal e Alaa. Alla sbarra anche sei alti ufficiali di polizia mentre l’uomo d’affari Hussein Salem viene giudicato in absentia. Anche i due rampolli del faraone si sono dichiarati non colpevoli e per tutto il tempo dell’udienza, Corano in mano e divisa bianca dei detenuti, si sono piazzati in piedi davanti alla barella del padre, forse per sottrarlo agli occhi delle telecamere che trasmettevano il dibattimento in diretta tv.
Fuori dall’aula, intanto, sostenitori e oppositori dell’ex rais si affrontavano con lanci di pietre, costringendo gli agenti anti-sommossa a intervenire più volte. Ci sono stati decine di feriti e un uomo è stato arrestato. Poco distante, molti familiari dei «martiri» di piazza Tahrir seguivano il processo su un maxi-schermo. L’ex Rais, secondo quanto riportato dall’agenzia Mena, resterà ricoverato - in regime di detenzione - in un ospedale del Cairo, per «garantire la sua presenza» alle udienze. Ad ospitarlo sarà il nosocomio interno all’Accademia di polizia. La difesa di Mubarak ha chiesto la convocazione di ben 1.631 testimoni, probabilmente un espediente per allungare i tempi del giudizio.
Tra i testi chiamati, anche il feldmaresciallo Mohammed Hosseyn Tantawi Suleiman, numero uno del Supremo Consiglio delle Forze Armate che ha preso il potere con la caduta del vecchio regime. È lui il vero responsabile della sanguinosa repressione, ha affermato l’avvocato, poichè dal 28 gennaio di fatto divenuto il vero leader del Paese, anche se da dietro le quinte.
fonte: lastampa
Bad news travels fast
RispondiEliminaE finalmente.
RispondiElimina